lunedì 2 luglio 2007

Mandiamo una mail a Damiano: non pensate allo scalone, pensate ai giovani



Una cartolina, una email, una lettera, un fax. Se arrivassero migliaia di messaggi al ministro del Lavoro [...]

giovedì 14 giugno 2007

Grey bloc, combattete per il part-time (lo dice anche Prodi)


Giovani e part-time, se ne parla sempre di più. Ma non sono i giovani che ne hanno bisogno, sono alcuni anziani, che a 60 anni non vogliono diventare pensionati, ma non possono neanche più produrre agli stessi ritmi di prima. La proposta di Prodi andrebbe presa al volo: «Bisogna lasciare maggiore libertà nella scelta di andare in pensione ma, soprattutto, bisogna che chi decide di restare a lavorare possa farlo graduando l'impegno: lavorando part time, qualche ora al giorno, ma anche qualche giorno alla settimana». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha scritto la prefazione al «Rapporto nazionale 2007 sulla condizione ed il pensiero degli anziani», promosso da Federsanità Anci e da Ageing Society e presentato oggi alla Luiss.. «Questo, tra l'altro - aggiunge Prodi - aiuterebbe a gestire senza frustrazione l'uscita dalla vita attiva». D’altra parte, se gli anziani saranno un terzo della società nel 2050 , come è possibile che a quell’età siano tutti in pensione? In Italia al primo gennaio 2006 gli over 65 erano 11.615.702. Secondo le previsioni, nel 2020 gli anziani saranno oltre due milioni in più mentre nel 2030 sfioreranno quota 16 milioni: per ogni ”grande vecchio” (85 anni e più) il rapporto passerà da 1 ogni 50 persone a 1 ogni 20. Inoltre, la popolazione italiana del 2050 sarà composta per il 33,6% da over sessantacinquenni e per il 12,7% da giovani con meno di 14 anni. Durante la vecchiaia - sottolinea il rapporto - la povertà continua ad essere un problema non indifferente: è stato stimato che le spese per la salute provocano un aumento di circa il 10% dei poveri effettivi. Ed è preoccupante - fa notare l'Osservatorio della terza età - che circa il 15% delle famiglie italiane con un anziano abbia dichiarato di non aver avuto denaro sufficiente per le spese mediche e che una famiglia su tre non riesca a sostenere le spese impreviste. Nel giro di un decennio (1996-2006) c'è stato un incremento delle spese sanitarie a carico delle famiglie che sfiora il 35%. È evidente - conclude il rapporto - che si tratta di una situazione difficilmente sostenibile per le fasce deboli della popolazione, specialmente per gli anziani, visto che il potere d'acquisto delle pensioni si è notevolmente ridotto negli ultimi anni.Allora forza ”grey bloc”, combattete per il vostro part-time.

martedì 12 giugno 2007

Grey bloc in piazza a difesa delle pensioni


Oggi Giornata nazionale per la lotta dei pensionati. Sono scesi in piazza in tutta Italia duecentomila pensionati per chiedere al governo di alzare le pensioni più basse e, (secondo me almeno altrettanto importante) occuparsi dei non autosufficienti. A Roma però ci sono stati quelli che eufemisticamente si chiamano momenti di "tensione " tra manifestanti e polizia. Non sarà, che di fronte all'avanzata del potere grigio (almeno come numeri, se non ancora per influenza, ma aspettate e vedrete...) ora tramonteranno i black bloc (avete visto con Bush, hanno fatto il solletico) e ci sarà l'avanzata dei "grey bloc"? Avanti popolo con una vita in più!

giovedì 31 maggio 2007

Draghi e i pensionati: alzare l'età di ritiro dal lavoro


Pensionati, pensionandi, futuri pensionati, non c’è scampo. Il lucido intervento di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, è un verdetto. Le vostre migliorate condizioni di vita prevedono anche che si lavori di più...


«È necessario accrescere nel tempo l'età media effettiva di pensionamento, anche per mantenere un livello adeguato dei trattamenti». ha affermato oggi il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, nelle sue considerazioni finali del 31 maggio. «Si deve applicare - aggiunge - l'impianto del regime introdotto nel 1995. Un'applicazione rigorosa e tempestiva dei meccanismi di riequilibrio previsti dall'attuale normativa è essenziale», aggiunge con riferimento all'aggiornamento dei coefficienti. Nel 2005, dice Draghi, vi erano 42 ultrassessantenni per ogni 100 cittadini in età da lavoro. «Ve ne saranno - aggiunge il Governatore - 53 nel 2020, 83 nel 2040. Queste tendenze - dice Draghi - si rifletteranno sulla spese per le pensioni, la sanità, l'assistenza. A noi spetta la scelta se abbattere il peso del debito nei prossimi 10 anni, prima dell'accentuarsi dell'invecchiamento, o aspettare: accettando però profondi cambiamenti nel sostegno che la società sarà in grado di assicurare ai più deboli».


Organizzatevi la vita di conseguenza.

martedì 22 maggio 2007

Raddoppiati in 25 anni



Domani l'Istat presenterà il suo rapporto annuale, ma sugli anziani sono stati anticipati alcuni dati, presentati a Roma, alla convention di Federanziani. Scrive l'Ansa: dal 1980 la presenza degli anziani nella popolazione italiana è cresciuta enormemente: gli ultrasessantacinquenni sono aumentati del 50%, arrivando ad una popolazione di 12 milioni di unità al 2006, contro gli 8,5 milioni di 25 anni fa. La maggior parte di loro, circa il 45 per cento, si sente in buona salute. «Gli anziani sono una parte importante della nostra società - ha detto Roberto Messina, presidente di Federanziani - ma si sentono inutili, umiliati e strumentalizzati. Non c'è più una cultura della famiglia e della solidarietà tra le generazioni. L'Italia è all'ultimo posto tra i Paesi sviluppati per l'attenzione alla terapia del dolore, e quasi due milioni di anziani con feriti difficili devono spendere fino a 250 euro al mese per curarsi». Per fortuna le condizioni di salute della terza età italiana sono discrete, visto che il 45% dei nonni nostrani si sente in buona salute. Tuttavia la percentuale scende decisamente con il passare degli anni, arrivando al 25 per cento negli over 75. In base ai dati presentati circa il 76,5% ha una sola malattia e solo il 34,6% è un cronico in buona salute. Tra le malattie più diffuse vi è l'artrosi o l'artrite (18,3%) e l'ipertensione (14,2%). Il cancro fa meno paura e nel 2006 si è registrata una diminuzione dei decessi causati da questa malattia, pari all'1,5% per gli uomini e allo 0,3% per le donne. Ma i controlli periodici per l'osteporosi e la mammografia per le donne dopo i 40 anni non sono ancora una prassi consolidata. «Chiediamo di mettere la terza età - ha concluso Messina - al centro dell'attività programmatoria e assistenziale della comunità nazionale. Per questo abbiamo un programma di dieci richieste, tra cui l'incremento dei servizi di assistenza domiciliare integrata, l'istituzione di un buono per le prestazioni specialistiche che consenta l'accesso alle strutture private, la rimborsabilità totale delle medicazioni per le ferite difficile e il consenso informato per l'assunzione di farmaci antipsicotici».

sabato 19 maggio 2007

CHI VOLA NON INVECCHIA


I piloti italiani sono vecchi a 60 anni. Raggiunto questo limite di età non possono più volare, mentre sui cieli di molti altri paesi si vola fino a 65. Ora l'Enac, l'ente per l'aviazione civile, sta per portare il limite a 62. Dal gennaio del 2008 uno dei due piloti presenti in cabina potrebbe avere fino a 62 anni. I tempi cambiano. D'altra parte io che avevo un padre pilota, militare, ricordò che lui andò in pensione a 55 anni, proprio in quanto pilota.
Il presidente dell'Enac, Vito Riggio, ha rivelato che già oggi molti piloti italiani, andati in pensione all'età di 60 anni, vengono reclutati da compagnie straniere "Negli ultimi tempi - dice il presidente dell'Enac - abbiamo dovuto concedere deroghe a volare a piloti italiani assunti all'estero e che per noi sono dei pensionati, che non potrebbero operare nei nostri aeroporti". Per i più ansiosi, le rassicurazioni: saranno aumentati controlli e viste mediche sui comandabti ultra sessantenni: per il benessere dei piloti e dei loro passeggeri.

giovedì 17 maggio 2007

No, i coefficienti no!


Infuria, si fa per dire, il dibattito sulle pensioni. I sindacati minacciano scioperi, Prodi assicura: tutto si aggiusterà. Lo stesso dice Damiano, ministro del Lavoro. Comunque, di fronte all'aut aut: rivedere i coefficienti e quindi abbassare le pensioni, o alzare un po' l'età pensionabile e lavorare qualche anno di più, gli italiani preferiscono quest'ultima soluzione. Lo dice un sondaggio Swg, che sarà pubblicato dall'Espresso domani: per quasi due terzi degli italiani l'importo della pensione che si riceverà è più importante del momento del ritiro dal lavoro. E se il 48% degli intervistati sostiene che il Governo deve evitare lo scalone (il passaggio nel 2008 da 57 a 60 anni per l'età di accesso alla pensione di anzianità a fronte di 35 anni di contributi) c'è un 37% che chiede di applicare la legge Maroni e un 15% che «non sa». Il 31% degli intervistati (800 persone il campione) ritiene che il sindacato non deve cedere sull'innalzamento dell'età pensionabile, mentre la maggioranza assoluta (il 53%) chiede di non cedere assolutamente sull'importo delle pensioni e quindi nella sostanza sulla revisione al ribasso dei coefficienti. Il 59% degli intervistati è disponibile all'innalzamento dell'età di pensionamento a 60 anni (ma nella domanda le altre opzioni erano sull'innalzamento a 63 e a 65 anni) mentre la metà degli intervistati ritiene che le donne debbano avere lo stesso trattamento degli uomini (il 58% degli uomini e il 43% delle donne.